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Cambio strada

Caldo. Molto caldo. Sono sudato, bocca asciutta, ho sete. Dura aprire gli occhi, ho ancora sonno. Ma la sete è insopportabile. Ho lasciato la finestra aperta ieri sera, il sole sta entrando prepotente, ce l’ho sulla gamba, brucia.


Mi alzo. Colazione, bevo bevo bevo, doccia.
Prima in bagno. Passo davanti allo specchio: sono invecchiato. Non mi rado da 10 giorni, ho un aspetto trascurato: dopo la doccia, barba. Espleto il fabbisogno urgente, che soddisfazione, ci voleva. Ciondolando entro in cucina, uno sbadiglio, mi stiro un po, apro il frigorifero. Il contenuto è da scapolo: 4 confezioni di affettato, 2 confezioni vuote, un pezzettino di formaggio. Laggiù in fondo uno yogurt, probabilmente scaduto. Mi allungo con uno sforzo superiore alla voglia, lo prendo: ancora commestibile, gusto fragola. Ma chi diavolo lo ha comprato? Ho fame, inizio con questo. Odio la fragola, mi piace il sapore ma i semini tra i denti sono insopportabili. Finito. Molta fame. Vado in bagno, avvicino l’accappatoio, che bella la doccia. Acqua tiepida, non troppo calda, abbasso. Un brivido, ora è un po’ fredda. Trovata la temperatura ideale, uno shampoo, con calma, godiamocela un po’ di più. Il sapone è quasi finito, scomodo, ma me lo faccio bastare. Indosso l’accappatoio con movimento da bradipo, mi asciugo con calma, con cura, ricomincio a sudare, basta così.  Torno allo specchio, troppo faticoso farsi la barba, sono bello così. Togliamo i semini di fragola, laviamoci i denti a fondo. Mi porterò in ufficio spazzolino e dentifricio, li laverò di nuovo dopo colazione e dopo pranzo. Ho molta, molta fame. Mi vesto: calzini, camicia, vestito elegante, cravatta… viola a fantasia, stamani mi sento così. Mi tolgo la giacca,  la camicia basta e avanza, la cravatta è un cappio. Devo resistere, tra un po’ passa. Scendo, vado per le scale. Raggiungo il bar: maledetto lunedì, il bar è chiuso. Entro in macchina, rifletto, non c’è un posto lungo la solita strada dove fermarsi.
Cambio strada, non conosco ancora questa città, imposterò il navigatore, spero di trovare un posto decente. Parto, poco traffico, chi è per strada ora ha più sonno di me, mi stanno facendo perdere tempo, distribuisco colpi di clacson misti ad accidenti e improperi. La strada che ho scelto è più stretta, è più lenta, è più triste. Giro in una stradina ancora più stretta, un parcheggino, davanti una pasticceria. Mi fermo qui. Scendo dall’auto, la temperatura esterna è più alta. Entro in pasticceria. Un profumo mi riempie l’anima, fame. Temperatura perfetta, aria condizionata accesa, si sta bene. Mi faccio guidare dal naso, un banco ricco, luminoso, invitante. Non si può, sarebbe bello dare un morso a tutto. Arriva una ragazza, carina, sorridente, ci provo, altro sorriso, più deciso, rimbalzo. Ordino quella, anche l’altra, quella è una sfoglia di riso? Anche quella, è un dito al cioccolato, sono goloso. La ragazza si chiama Sonia, è bruna, forse vent’anni. Usa un piattino color oro, una pinza d’acciaio, mi da ciò che chiedo, mi chiede se gradisco un cappuccino, lo odio, dammi un bicchier d’acqua grande e ghiacciata. Conquisto un tavolino al centro della sala, uno dei pochi liberi. C’è il giornale, mi siedo, lo sfoglio, addento la prima pasta.
Fantastica, ne mangio metà, proviamo l’altra. Era partito con l’intenzione di prendere due pezzi, ne avevo presi quattro con il proposito di mangiarne metà di ognuno, la golosità spesso è una condanna. Le mangio tutte e 4, prima la metà di ognuna, poi l’altra metà, mi lecco le dita, mi lecco barba e baffi. Bel posto. In cinque minuti mi ha cambiato la giornata, iniziata non troppo bene, proseguita per ora meglio. Il piattino è vuoto, è bello, prezioso, lo prendo per riportarlo al banco,: è di plastica, sembrava vero. Forse è da riportare lo stesso.
Prima vado al banco, ordino un caffè per suggellare e chiudere qui minuti di gioia. Lo voglio come sempre, forte, ristretto e amaro. Lo ottengo, è fatto con passione, senza non viene mai un buon caffè. Mi curo che sia libera Sonia, le riconsegno il vassoio, la ringrazio, le sorrido, le auguro una buona giornata. Per me, ne sono certo, oggi lo sarà.
Cambiare strada mi ha aiutato, ma da oggi passerò di qui più spesso. Forse non riuscirò mai ad uscire con Sonia, ma una gioia quotidiana riuscirò comunque ad ottenerla.